Di recente ho pubblicato un articolo sul Magazine di ASNOR, l’Associazione Nazionale degli Orientatori relativo ai relaunchers, un target a me molto caro.
Chi sono i relaunchers
Vengono chiamati relaunchers “coloro che si rilanciano”, definiti anche returners “coloro che ritornano”: sono quei professionisti che desiderano reinserirsi nel mercato del lavoro dopo un periodo di allontamento più o meno prolungato.
In Italia, la gran parte dei relaunchers è rappresentata dalle madri che si sono assentate più o meno volontariamente dal lavoro per curare personalmente la crescita dei propri figli. Ma rientra in questa categoria anche chi si è allontanato per dedicarsi alla cura di un genitore o un proprio caro; chi si è trasferito lontano; chi si è fermato a causa di malattie importanti; o semplicemente chi ha scelto di prendersi del tempo per sé – il cosiddetto GAP Year – anno sabbatico.
I dati rispetto a questo target non sono di facile reperimento: i professionisti che vogliono riproporsi nel mercato del lavoro rientrano all’interno dei grossi calderoni dei non occupati o disoccupati se si sono iscritti al Centro pr l’Impiego. Sfuggono alle statistiche, ma il loro numero aumenta. Come afferma I-relaunch: i relaunchers sono ovunque. Ognuno di noi ne conosce almeno uno.
Se anni fa chi usciva dal mercato lavorativo lo faceva definitivamente, oggi l’esigenza di rientrare dopo una pausa lavorativa è più sentita. Esigenze economiche impellenti, l’allontanarsi dell’età della pensione, la prolungata salute della mezza età, unita a motivazioni personali di amor proprio e autostima, riportano diversi professionisti alla ricerca un reinserimento lavorativo, terminata la pausa.
Tant’è che nei Paesi anglosassoni la sensibilità verso questo target è in crescita e si stanno sviluppando realtà focalizzate sul rientro lavorativo dei returners, il contrasto ai pregiudizi verso i lavoratori “maturi”, la virtuosa collaborazione delle diverse generazioni in impresa.
Il rilancio professionale dei returners
Società come l’americana I-relaunch e l’inglese Women Retourners offrono iniziative e percorsi per favorire il reinserimento lavorativo di professionisti, sostenendo al contempo le imprese nell’adozione di programmi di returnship dedicati.
In Italia, la strada è ancora lunga e, ad eccezione di qualche programma e sgravio per gli inserimenti di fasce di disoccupati di lunga durata, o degli over, i relaunchers nostrani non possono contare su particolari interventi e/o programmi a supporto del loro rientro lavorativo.
Sul fronte delle donne-madri i numeri non sono incoraggianti: leggendo il rapporto di Save the Children Italia: “Le equilibriste. La maternità in Italia 2022” scopriamo che nel nostro Paese il 42,6% delle madri tra 25 e 54 non è occupata (62,6% nel Mezzogiorno).
I dati del report di DBRS Morningstar, ci dicono che nel 2021 il tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro in Italia è il più basso d’Europa. Il nostro 56,4% è ben inferiore a quello di Svezia e Olanda dove la percentuale si aggira sull’80%. Chissà quante retourners sono presenti in queste percentuali.
Quali barriere
Come si può immaginare, i relaunchers rappresentano una categoria di persone che incontra notevoli barriere nel reinserimento lavorativo, tanto che molti di loro desistono dall’impresa, sopraffatti dallo sconforto.
Alle difficoltà oggettive dovute all’obsolescenza delle competenze, soprattutto digitali e tecnologiche, si aggiungono le componenti emotive che generano paure e senso di inadeguatezza, ansie da prestazione, timori di fallire, oltre ai bias di quei selezionatori che ancora condannano un “buco” nel cv.
Riproporsi sul mercato del lavoro dopo una pausa più o meno prolungata non è facile. Lontano dal lavoro le persone hanno sviluppato abitudini, consuetudini e frequentazioni diverse. Reinventarsi e riproporsi efficacemente come professionisti è impegnativo, lungo e stancante.
Come possono gli orientatori aiutare efficacemente i relaunchers nel loro obiettivo?
Un programma di rilancio professionale
Personalmente lavoro sempre più frequentemente con i relaunchers e ho sono convinta che sia necessario per loro un intervento corposo, strutturato, che veda la collaborazione e il contributo di un team di professionisti diversi.
I returners necessitano spesso un di un supporto articolato, che li prepari e sostenga adeguatamente nel cambiamento. Infatti non si tratta solo di una nuova condizione lavorativa, ma di una vera e propria ripartenza, che investe la sfera professionale ma anche quella personale ed emotiva.
Serve un vero e proprio programma di rilancio che accenda la miccia, che generi fiducia, innescando un circuito virtuoso di motivazione, impegno e determinazione.
Il relauncher deve essere guidato verso la costruzione di una nuova identità – quella professionale- attraverso un programma che si snoda in più fasi:
- un sostegno completo alla persona, anche attraverso tecniche e operatori diversi;
- un percorso di orientamento personalizzato finalizzato a fare emergere talenti, vocazioni, valori, etc;
- la conoscenza del mercato del lavoro attuale e futuro, delle dinamiche e parole chiave dei settori di interesse, per definire obiettivi professionali realistici e sensati;
- la presa di consapevolezza di aree di miglioramento e crescita, da colmare con attività di re-skilling o up-skilling personalizzate;
- una strategia articolata di professional branding che preveda la definizione di una nuova immagine professionale, da declinare nei diversi strumenti e canali di promozione, compatibili con i nuovi obiettivi professionali;
- un piano di attività con un attento monitoraggio dei risultati ed eventuali revisioni dello stesso.
Sono certa che noi Orientatori possiamo farci promotori di efficaci programmi di rilancio a beneficio di tutti coloro che desiderano ricominciare a lavorare dopo pausa, sempre più numerosi.