La mia vocazione professionale

Gli indizi che mi hanno fatto riconoscere la mia vocazione professionale.

In questo articolo ti racconto la mia storia professionale, evidenziando gli indizi che nel percorso mi hanno portata a identificare la mia vocazione professionale. Spero possa farti ripensare al tuo cammino e ispirarti.

1.Giornalismo.

Alla classica domanda: “Cosa vuoi fare da grande?” da piccola rispondevo, senza esitazione: “La giornalista!”. Lo scrivevo nei temi alle elementari, lo dicevo alle zie, a chiunque me lo chiedesse senza avere troppo chiara la ragione per cui quel lavoro esercitava su di me un fascino così prepotente. Crescendo, attorno ai 12 anni, avevo specificato “inviata speciale”, immaginando che da grande mi sarei proposta al settimanale di fumetti “Topolino” come appunto: giornalista, inviata speciale, alla ricerca di informazioni sul campo.

2.Mobilità-estero. Ricordo che, sempre a scuola, provavo una grande ammirazione per esploratori e conquistatori. Ma la mia realtà era ben diversa: figlia di commercianti di un negozietto in un paesino di 1000 anime, trascorrevo il periodo di vacanza rigorosamente a casa. Erano gli anni 80 – altri tempi- e i miei genitori temevano di perdere clienti a favore della concorrenza rimanendo chiusi durante l’estate. Che noia! Io pativo moltissimo quell’immobilismo e ricordo che a 12 anni trovai e prenotai la mia ultima (delle ben poche) vacanza con i miei genitori e a 13 iniziai ad andare al mare senza di loro: con cugini prima e con genitori di amici poi, per arrivare ai primi viaggi in Italia e in Europa, organizzati da me, a 17 anni.

All’università ero famosa per essere “quella che girava con Gente Viaggi sotto il braccio” e per organizzare viaggi fai da te rigorosamente all’insegna del risparmio, che però riscuotevano un certo successo e coinvolgevano sempre qualche amico.

Conservo ancora da qualche parte il programma di viaggi che avevo preparato, ancora minorenne: ipotizzando di visitare in media 3 mete ogni anno contavo di poter toccare gran parte dei paesi al mondo. Ho scelto il liceo linguistico per imparare le lingue e assecondare il sogno di viaggiare. Dopo il diploma mi sono iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche, che sembrava propedeutica alla carriera giornalistica, ma l’ultimo anno ho virato dall’internazionale al sociale, folgorata da un’altra parola chiave del mio percorso.

3. Antropologia culturale.

Durante l’università ho partecipato al programma Erasmus trascorrendo-unica italiana- 9 mesi presso la Katholieke (oggi Radboud) Universiteit di Nijmegen in Olanda. Una esperienza cardine, eccezionale nella mia vita: ho avuto modo di sperimentare direttamente il concetto di “miti e riti culturali” che avevo studiato in antropologia e verificare come cambiano al variare del contesto di riferimento.

Non potrò mai scordare il senso di vergogna provato di riflesso quando il bellissimo fidanzato di una mia amica danese le accarezzava le gambe, naturalmente dotate di lunghi peli biondi. Per me era qualcosa di culturalmente inconcepibile…. Così come ho sperimentato la sorpresa di sentirmi corteggiata da svariati ragazzi locali per il semplice fatto di rispondere a canoni estetici diversi, considerati probabilmente “esotici”.

Durante l’Erasmus ho messo in pratica il metodo antropologico dell’osservazione partecipante. Come una scienziata professionista, in una classe universitaria di cultura e lingua olandese, avevo preparato un final paper contenente i risultati della mia osservazione sulla comunicazione non verbale, che evidenziava come le dinamiche relazionali mutassero al variare della disposizione logistica dei banchi: in riga, in semicerchio, a caso. La professoressa non aveva accettato di tenere il corso in lingua inglese per non mettere in difficoltà i ragazzi e io ho saputo volgere a mio vantaggio la sua decisione.

Dopo l’esperienza in Olanda, ho deciso che avrei promosso le attività di mobilità per tutti, a vita!

4.Risorse Umane-HR. Dopo la laurea, con indirizzo e tesi in ambito socio-antropologico, mi sono scoraggiata dal lungo iter richiesto per diventare giornalista e mi così, su suggerimento di mio fratello (“con la tua laurea, perché non ti occupi del Personale?”), ho seguito un lungo corso di specializzazione in Risorse Umane, che è stato propedeutico al mio primo impiego serio, presso una multinazionale Agenzia per il Lavoro di matrice olandese, assorbita diversi anni fa dalla connazionale Randstad.

Qui le mie attitudini ed interessi hanno trovato terreno fertile per fiorire; un contesto dinamico e giovane che mi ha permesso, in 9 anni, di diventare Recruitment Manager Italia, responsabile dei processi di ricerca, selezione, formazione e gestione dei candidati, operando su tutto il territorio nazionale, con imprese di ogni settore e svariate professionalità.

Ad una delle tante fiere del lavoro, come Recruitment Manager Italia, 2004.

5. Employer/Personal/Professional Branding. Spinta dal richiamo dell’estero, a 33 anni ho vinto una borsa di studio e mi sono messa in aspettativa dal lavoro per effettuare un internship nei paesi nordici presso Universum, un’impresa leader mondiale di employer branding. Questa esperienza ha aggiunto un forte boost alla mia professionalità e mi ha permesso di acquisire specifiche preziose competenze di marketing, essenziali nell’incontro domanda-offerta di lavoro.

Termine all’epoca pressochè sconosciuto in Italia, l’Employer Branding riguarda le strategie di comunicazione delle imprese nei confronti dei candidati di interesse. Attraverso l’EB una impresa si propone non come fornitrice di servizi o prodotti, ma employer-datore di lavoro. Un tema assai importante e strategico anche per le imprese italiane, che al giorno d’oggi vi allocano cospicue risorse di budget.

Nel mio lavoro, considero l’EB il nonno del professional branding.

Perché proprio al termine della mia esperienza internazionale ho scelto di cambiare rotta per valorizzare le mie competenze ed esperienze del mondo del lavoro e dei processi di selezione a favore dei candidati che ricercano una occupazione, rispondendo ad un mio importante valore- il sociale.

Ho scelto di passare dall’altra “sponda” del mercato del lavoro: dal supportare le imprese nel recruitment dei candidati ad aiutare i candidati a entrare in contatto con le imprese. Invece di applicare strategie e processi di employer branding ho iniziato a sviluppare tecniche e modalità di personal prima e professional branding dopo, per migliorare la comunicazione dei candidati verso i potenziali datori di lavoro, mettendo un deciso focus sull’immagine delle persone come professionisti.

In quel periodo è partita una collaborazione come redattrice (e qui ho unito la passione per la scrittura giornalistica all’amore per la mobilità) per Eurocultura, una delle più importanti associazioni italiane promotrici della mobilità transnazionale in Italia, proseguita per 6-7 anni in maniera continuativa ed è diventata, con un gli anni, un piacevole punto di riferimento per il mio lavoro.

Rientrata nella mia città natale ho ricontattato il mio prof. di Antropologia Culturale dell’Università, che nel frattempo era arrivato all’8° edizione del master in Peacekeeping Management (l’argomento della mia tesi) e mi sono unita al suo team di collaboratori.

Ho accettato uno stipendio inferiore del 45% al precedente per un incarico di supporto alla direzione, che di fatto prevedeva la redazione di progetti per il finanziamento del corso di laurea e delle borse di studio, la selezione dei partecipanti provenienti da tutti i continenti e il loro percorso di orientamento e supporto agli internships. Così ho familiarizzato col settore pubblico e mi sono avvicinata a una degli altri cavalli di battaglia del mio profilo: la progettazione sociale ed europea (6).

L’impiego presso il Master prevedeva un paio di pomeriggi liberi a settimana, che io ho riempito con una collaborazione come orientatrice al Career Service dell’Università di Torino e con la frequenza al Master in Orientamento e Outplacement presso CEAFO (Centro Europeo di Alta Formazione Orientamento).

Ho conseguito il titolo con una tesi sull’orientamento alla mobilità transnazionale, giusto in tempo per la chiusura definitiva del Master in PKM, per ragioni politiche.

A quel punto, mi sono ricollocata proprio nell’ambito delle Politiche Attive del Lavoro, scoprendo un nuovo mondo, quello del Sociale, operando prima come orientatrice e poi come progettista per un famoso consorzio di cooperative sociali torinesi. Così ho conosciuto il Terzo Settore e per alcuni anni ho supportato giovani e meno giovani nella ricerca di una collocazione lavorativa soddisfacente, collaborando parallelamente anche con altre istituzioni locali e formative, ho iniziato a supportare. Ho lavorato in svariati progetti di ricollocazione pubblici e privati – persino in carcere- impegnandomi di ridare fiducia a disoccupati e NEET che si sentivano scoraggiati e senza futuro.

Poco a poco sono riuscita a scrivere i primi progetti di mobilità transnazionale per il Consorzio per essere poi promossa Responsabile della progettazione e sviluppare esperienze di internships all’estero. Ho selezionato e formato decine di studenti e professionisti per l’estero, ho partecipato a tanti scambi europei di educazione e orientamento, creandomi un prezioso network. Alla soglia dei 40 ho davvero iniziato a “girare il mondo”!

Felice mamma a tempo pieno, 2018.

E poi…. Poi è nata mia figlia e sono diventata mamma!

Per la prima volta nella mia vita, il lavoro è sceso dalla prima posizione a una delle ultime nei miei interessi: la priorità è passata a tempo pieno a mia figlia. Come si dice, sono uscita dal giro! Mi sono presa tutto il tempo che serviva per stare accanto a mia figlia, senza delegare la sua crescita. E’ stato un periodo essenziale per la nostra famiglia, anche per ascoltarsi e capire come proseguire. E qui ho imparato ad apprezzare le soste, le fermate per riprendere le energie.

Rientrare nel mercato del lavoro dopo una lunga pausa, donna over 45, non è stato immediato, ma riqualificandomi e impegnandomi con metodo e fiducia, ho gradualmente ripreso consulenze e collaborazioni con le imprese.

Ho seguito corsi per riaggiornarmi e riqualificarmi, ottenuto la certificazione di orientatrice di ASNOR, l’ottima Associazione Nazionale degli Orientatori. Ed eccomi qui!

A quasi 50 anni ho scelto di dedicarmi completamente alla mia vocazione, facendo tesoro di ogni esperienza vissuta per supportare i miei clienti

7. Imprenditorialità. Sono figlia di piccoli commercianti e ho sempre sognato di creare una attività tutta mia. Anche mentre lavoravo come dipendente o collaboratrice per i vari datori di lavoro, di fatto riuscivo ad avere carta bianca per sviluppare le mie idee in maniera imprenditoriale, progettando le attività, ma con risorse di un datore di lavoro e di fatto, a rischio zero.

Però pativo gli orari fissi di lavoro: a volte ero così ispirata che facevo le ore piccole su un progetto, ma altre volte non riuscivo a produrre e le giornate-benchè retribuite- erano un po’ inutili. Non so elencare il numero di idee imprenditoriali che ho sviluppato: a 30 anni volevo creare impresa nel settore del turismo locale, a 40 nella compravendita immobiliare. Ho seguito corsi sul business plan di impresa, sviluppato il mio business di orientatrice ed esperta di PB con il servizio MIP – Mettersi in Proprio della Regione Piemonte; ho insegnato a costruire il business plan ad un gruppo di carcerate scelte del Lorusso e Cutugno di Torino. Il mettersi in proprio è nel mio dna. da sempre e aspettava solo una occasione per imporsi.

Tiro le fila e visualizzo la mia vocazione.

Come libera professionista osservo e conosco i miei clienti, spesso utilizzando il metodo dell’osservazione partecipante mutuato dall’antropologia. Li supporto con la mia vocazione per il sociale, cercando di farli prendere consapevolezza dei loro talenti e punti di forza, per identificarne collocazioni professionali soddisfacenti, nella direzione di un benessere lavorativo e personale.

Sono una orientatrice, ma proprio come una giornalista, ricerco informazioni, sperimento risorse e le comunico al target di persone che seguo, attraverso attività di informazione, formazione e consulenza di orientamento, singolarmente e in piccoli gruppi, in presenza o a distanza. Sono una promotrice della mobilità transnazionale e aiuto giovani e meno giovani a verificare la motivazione, coerenza e fattibilità dei progetti di mobilità all’estero. Lo faccio perché ho sperimentato in prima persona i benefici che essa apporta alla professionalità ma anche alla personalità di ciascuno. Quelle che un tempo erano le risorse umane, ossia le persone, sono il mio focus principale. Ogni volta che incontro un cliente nuovo mi appassiono alla sua storia e mi pongo accanto a lui cercando di stimolarlo, ispirarlo, indirizzarlo con i miei interventi, esercizi, sollecitazioni.

Oltre che con le persone, collaboro con scuole ed enti territoriali nella progettazione di interventi di orientamento per tutte le fasce d’età, così assolvo anche alla mia esigenza di progettare, di creare… in questo caso percorsi di vita.

Proprio come in un gioco, ho cercato di inserire nel mio lavoro tutti gli ingredienti che nel mio percorso professionale si sono resi preziosi e mi hanno coinvolto, appassionato.

Ciascuno di noi ha interessi, talenti, sogni. Concretizzarli in un lavoro non ha davvero prezzo: il lavoro diventa passione.

E tu? Quali sono le parole chiave del tuo percorso? Quali sono le attività, i contesti, i temi che ti appassionano? Vogliamo scoprirli insieme?

Contattami per una consulenza gratuita e insieme capiremo come far emergere e valorizzare la tua vocazione.

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orientratrice professional branding torino

Sono Loredana Toso e mi occupo di orientamento e professional branding. Leggi il mio blog se vuoi conoscermi meglio e approfondire temi legati all’ambito professionale, alla ricerca di lavoro, alla valorizzazione dei propri talenti e scoprire opportunità formative, lavorative e scolastiche anche all’estero.

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